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Coronavirus Fase 3: cosa cambia dal 15 Giugno. Cosa fare e non fare

Coronavirus Fase 3: cosa cambia dal 15 Giugno. Cosa fare e non fare

L‘EPIDEMIA in Italia non è CONCLUSA, ci sono ancora FOCOLAI attivi su tutto il territorio nazionale. Questa in sintesi la SENTENZA nell’ultimo Report di Monitoraggio del Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità (ISS) appena pubblicato.

Ed è proprio notizia di oggi che mentre 17 regioni sono già prossime alla soglia di zero contagi, altre, come Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, non lo sono affatto, e in taluni casi i contagi stanno ricominciando, specie in Lazio dove sono scoppiati nuovi focolai. In Lombardia è pure ripresa l’Epidemia con un nuovo picco proprio oggi. E Mentre lo scontro tra alcune regioni sulle Riaperture sta determinando divisioni tra la politica periferica (appunto quella regionale) e il Governo centrale con tensioni sempre più crescenti, nel Governo prevale la prudenza dopo che di recente il Comitato scientifico avrebbe inviato un documento Segreto al Premier Conte che recita: «Analizzando i dati sull’andamento del contagio appare evidente che lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto». Così il comitato tecnico scientifico ha letteralmente gelato il governo.

ATTENZIONE: Ma di cosa parlava questo Documento Segreto? Che accadrebbe se si decidesse di aprire tutto immediatamente? La risposta degli esperti del governo è terrificante: entro la fine dell’anno ricoveri pari a 430 mila di cui 151mila in TERAPIA INTENSIVA! In sostanza collasso totale del sistema ospedaliero, migliaia e migliaia di morti. E se restassero chiuse solo le scuole? Per il comitato scientifico il picco di terapie intensive sarebbe di 109 mila pazienti e il totale a fine anno di 397 mila ricoveri.

Dati terribili, spaventosi che hanno fatto fare a Conte un passo indietro!!! Talmente preoccupanti che hanno spinto il premier e l’esecutivo a varare un decreto sulla fase 2 assai più prudente da quello precedentemente ‘ventilato‘.

Tuttavia, sull’onda di numerose proteste, Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato il NUOVO decreto ministeriale con cui vengono definiti i criteri relativi alle attività di monitoraggio del rischio sanitario per l’evoluzione della situazione epidemiologica. Nel Decreto si legge in sostanza che Indice di contagio, posti nelle terapie intensive, capacità di monitorare l’andamento del coronavirus saranno I criteri che le Regioni potranno «vantare» con il governo per ottenere riaperture diversificate e più ampie. Ma sempre secondo il decreto, si dice anche che il governo potrà usare i medesimi parametri per imporre chiusure e «zone rosse». E a seguito delle ultime notti di follia con la movida che impazzava in tante piazze italiane, il ministro per gli Affari Regionali Boccia dichiara: “…se è comprensibile e umano, dopo due mesi, uscire di casa, non dobbiamo dimenticare che siamo ancora dentro il Covid 19 e dunque chi alimenta una movida sta tradendo i sacrifici fatti da di milioni di italiani”.

Orbene, nonostante tutto, da Palazzo Chigi è arrivato il Verdetto: liberi tutti.

Ma ora ci sono evidenze chiare che qualcosa non quadra

Il CASO LOMBARDIA

In Lombardia stiamo assistendo, in controtendenza rispetto ad altre regioni, a un peggioramento con un indice di contagio che aumenta dallo 0,53 del 12 Maggio allo 0,75 del 26 Maggio fino allo 0,91 del 3 Giugno che, inferiore alla soglia critica di 1, desta preoccupazioni.

Il CASO di ROMA

Roma sono stati registrati ben 31 nuovi casi di coronavirus collegabili al focolaio dell’Irccs San Raffaele Pisana: tra questi 9 dipendenti, 2 esterni e 20 pazienti di cui 18 già trasferiti e 2 in trasferimento. Nel pomeriggio del 5 giugno è stata disposta la chiusura della struttura con cordone sanitario. La struttura, sta dando tutta la collaborazione necessaria alla Asl che ha disposto un affiancamento della direzione sanitaria per consentire un miglior supporto per il contenimento del focolaio, la gestione dei casi e il loro tracciamento. E’ in corso l’indagine epidemiologica per identificare una possibile criticità che possa aver agevolato la diffusione del virus.

Non dimentichiamoci allora che Piemonte, Lombardia, Liguria, un pezzo di Emilia-Romagna e ora anche il Lazio con Roma per via dei nuovi improvvisi focolai, hanno ancora decine di contagi e la Lombardia ne copre i due terzi: proprio queste regioni potrebbero di fatto ritrovarsi in una NUOVA ZONA ROSSA da un momento all’altro.

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